Il 19 e 20 dicembre WADA ha reso noti i dati relativi al 2017 e 2018 sullo stato della lotta al doping a livello mondiale. Il report del 19 dicembre completa quanto già pubblicato dall’Agenzia internazionale a luglio (relativa solo ai casi anomali riscontrati nei controlli dai laboratori accreditati) e riporta il numero complessivo delle sanzioni antidoping nel 2017.
Il secondo, pubblicato il 20 dicembre, anticipa i dati 2018 anomali nei controlli sangue-urine che però (al pari della citata pubblicazione del luglio 2019) non necessariamente si sono trasformati in sanzioni. Per avere un quadro complessivo dei controlli e dei casi di positività nel 2018 bisognerà attendere l’annunciata pubblicazione che uscirà in seguito.
Questi lavori, comunque offrono l’occasione anche per stilare un bilancio dell’attività svolta dalla Federazione Ciclistica in questo settore.
Nel 2019 la Federazione Ciclistica Italiana ha realizzato in Italia 751 controlli antidoping, con un impegno di spesa di circa 300.000 euro. Nel dettaglio, sono stati svolti 490 controlli in gare internazionali (per conto dell’UCI) e 261 controlli in Campionati Italiani, gare nazionali e regionali. Analogo impegno sarà realizzato anche nel 2020, con un leggero calo delle manifestazioni internazionali ed un aumento dei controlli nelle manifestazioni nazionali e regionali.
La FCI non è l’unico soggetto che ha effettuato i controlli in Italia. Contestualmente, infatti, vi è stata l’attività di NADO Italia, che opera per conto della WADA, sia con controlli in manifestazioni che a sorpresa di atleti inseriti nella piattaforma ADAMS (Whereabouts). I dati più aggiornati relativi ai controlli NADO Italia risalgono al 2018, con 843 controlli realizzati nel ciclismo (più 44 del paraciclismo), rappresentando, a livello assoluto, il secondo sport più controllato dopo il calcio; il primo in rapporto al numero di praticanti. Diciannove casi accertati, con una percentuale di positività di 2,1 (qui si può scaricare il report).
Anche il Ministero della Salute esercita una specifica attività in questo campo; per quanto riguarda il ciclismo soprattutto nelle manifestazioni amatoriali e degli enti di promozione. A giugno di quest’anno il Ministero, ha pubblicato i dati relativi al 2018. A fronte dei 22 controlli effettuati, è stato rilevato 1 caso di positività, pari al 4,5% nel rapporto positivi/controllati. Un valore che posizione il ciclismo al quinto posto tra tutti gli sport.
Per quanto riguarda i report pubblicato da WADA relativo i dati definitivi del 2017, merita di essere ricordato che il ciclismo è al terzo posto per numero assoluto di casi rilevati, ma al quarto per percentuale di positivi/controllati per i soli sport olimpici estivi, senza contare quindi gli sport invernali e quelli che non fanno parte del programma olimpico (qui news e report). Il report citato, inoltre, ha il pregio di evidenziare come il ciclismo sia lo sport più controllato: l’UCI risulta essere la federazione internazionale che nel 2017 ha realizzato il maggior numero di controlli. A livello generale, per quanto riguarda lo sport italiano, NADO Italia è la quarta agenzia per numero di controlli, alle spalle di USA, Cina e Germania.
Dello stesso tenore i dati del 2018 forniti dalla WADA con il report pubblicato il 20 dicembre 2019 (qui). Il ciclismo si conferma il secondo sport più controllato e il quinto in percentuale per anomalie rilevate per quanto riguarda gli sport facenti parte del programma delle Olimpiadi estive.
Ricordiamo che i controlli effettuati in occasione delle manifestazioni rappresentano una parte dell’attività di contrasto al fenomeno. Negli ultimi anni si si sta rafforzando l’attività di controllo lontano dalle manifestazioni e di intellingence. E’ ormai dimostrato, infatti, che i maggiori successi (con il secondario, non irrilevante, effetto di disincentivazione) si ottengono tenendo sotto stretto controllo l’attività tutto l’anno. A tal proposito, ricorda Olivier Niggli, direttore generale della WADA: “Stiamo continuando a ottenere successi nei test basati sull’intelligence, un’area di crescente attenzione per l’Agenzia.. Mentre i test all’interno e all’esterno della competizione rimangono fondamentali per rilevare il doping, gli eventi hanno recentemente dimostrato che il lavoro investigativo sta diventando ancora più importante sia per salvaguardare gli atleti puliti che per scoprire le eventuali infrazioni.”
“Non abbassiamo il livello di attenzione – ha commentato il presidente Di Rocco – su questo argomento. La Federazione ha calibrato la propria attività nel rispetto delle indicazioni degli organismi internazionali. I più recenti dati, inoltre, ci dicono che questa piaga incide nel nostro sport al pari della maggior parte delle altre discipline. Si tratta di un fenomeno che inquina l’attività e mina la credibilità dello sport nel suo complesso. Per questo la Federazione continuerà ad essere paladina della lotta al doping, come lo è stata in passato con provvedimenti in alcuni casi duri e impopolari.”.