Mancavo dallo Chaberton dal lontano 2008… Oggi a Fenils la meta è un’altra, sicuramente meno ambiziosa ma tutt’altro che trascurabile: la Cima di Cresta Nera. Pochi la conoscono, perché in realtà si tratta di una insignificante sella erbosa affacciata sulla impressionante parete est dello Chaberton. E proprio il panorama è il pezzo forte di questa gita tutto sommato tranquilla e ben pedalabile praticamente in tutte le stagioni vista l’esposizione favorevole.

La prima parte di strada che risale da Fenils è dunque comune allo Chaberton: l’ambiente è sempre aspro ed affascinante, ma il fondo stradale mi sembra decisamente peggiorato specie nell’ultimo tratto prima delle Granges Quagliet.

Poco oltre, non segnalata, si stacca sulla sinistra di un tornante un’ampia traccia in direzione sud. Si tratta di una evidente strada militare in leggera pendenza ed ormai in stato di abbandono totale che porta ad alcuni baraccamenti militari: piacevole da pedalare, anche se ingombra di detriti e franata in alcuni punti. 

Con un ultimo tratto pianeggiate ed ormai completamente inerbito si raggiungono dei ruderi militari: da qui in poi si pedala più agevolmente e su buon fondo si arriva all’attacco della cresta erbosa che risale verso la Cima di Cresta Nera. Il versante sud della montagna, affacciato su Cesana, è stato interessato nei decenni passati da immani movimenti franosi che hanno sconvolto completamente l’orografia (proprio all’attacco della cresta è posta una stazione di monitoraggio della Protezione Civile).

Si prosegue a spinta per pochi minuti lungo la cresta erbosa e si raggiunge la  massima elevazione, la Cima di Cresta Nera a q 2230, sormontata da una croce lignea.

All’inquietante e dantesco versante franoso si contrappongono dall’altro lato dolci panorami boschivi: ma l’attenzione principale è rivolta a sua maestà lo Chaberton, con la sua complicata parete est verso cui ci si trova affacciati…

La discesa avviene nel primo tratto con percorso divertente sul filo di cresta (con la dovuta prudenza) sino a riguadagnare con lo stesso percorso dell’andata la strada dello Chaberton: mollati i freni ci aspetta una lunga cavalcata in discesa sino a Pra Claud (con qualche taglio lungo i sentierini vari che si scorgono, purtroppo poco evidenti o in taluni casi inaccessibili perché cintati dalle recinzioni elettriche per il bestiame). 

A questo punto si può proseguire sino a Fenils oppure intraprendere la traversata verso Desertes. Se scegliete questa variante, sicuramente consigliabile anche se riserva parecchi ed intensi strappettini in salita, occorre individuare la partenza del sentiero per il Colletto Rosso in corrispondenza dell’ultima baita sulla sinistra (cartello segnaletico).

La traccia c’è, bisogna scovarla, cosa non facile vista l’erba alta del periodo! Con percorso a saliscendi a tratti impegnativo si arriva prima alle Granges di Colletto Rosso e poi al sovrastante ed omonimo colletto: da qui si scende per un breve tratto una pista forestale per poi svoltare a sinistra lungo il sentiero segnalato per Desertes.

Comincia ora un bellissimo percorso nel fresco del bosco: non è tutta discesa, anzi i brevi tratti da risalire sono molto intensi, ma l’ambiente è molto suggestivo: peccato che il sentiero sia piuttosto sporco ed invaso dalla vegetazione, soprattutto nell’ultimo tratto prima di sbucare a Desertes.

La discesa prosegue per il primo tratto lungo la pista che porta a valle, ma c’è una gustosa variante che vale la pena esplorare, una vera chicca rappresentata dal sentiero “La Vouta” (indicazioni su pannello ligneo): è un vero sentiero “freeride” per intenditori, purtroppo in stato di totale abbandono ed invaso dalle erbacce nella prima parte (a tal punto che quasi non si scorge il fondo). Ma superato questo primo ostacolo ecco una serie bellissima di tornantini, difficili ma non impossibili, che portano a valle sul greto del torrente, dove con due guadi avventurosi ci si ricongiunge con la strada principale nei pressi del ponte sulla Dora: se fosse adeguatamente ripulito e curato sarebbe davvero entusiasmante!!
Una volta attraversato il ponte sulla Dora si guadagna la SS24 e si percorrono i tre chilometri che ci separano da Fenils (nonostante sia indicato, il sentiero che porta a Fenils costeggiando la Dora non esiste più da tempo, divorato da una delle tante piene del fiume).

Testo e foto di Fabrizio Godio