“The Brazilian”… Chissà poi perché lo hanno chiamato così questo trail, che dopo essere stato ampiamente elogiato ed incensato dalle maggiori riviste del settore, è diventato in pratica uno dei “must” irrinunciabili per biker di mezza Europa. Oggi tocca anche a me ballare la samba… ma The Brazilian è stata solo la perla finale di questa giornata indimenticabile sulle montagne del Vallese…

Vercorin è un grazioso paesino di villeggiatura posto su un poggio solatio che domina la valle del Rodano: da qui parte la gita di oggi. Sono sbarcato comodamente dalla piccola telecabina che sale da Chalais, nel fondovalle del Rodano a pochi chilometri dall’uscita Sierre Ouest dell’autostrada: 800 metri di dislivello risparmiati, nulla in confronto a quello che mi aspetta! Sul mio GPS ho caricato due tracce: quella “easy” che raggiunge il Col de Cou per l’Ar du Tsan (è la traccia classica che segue il 99% dei biker che si cimentano su Brazilian) e quella “strong” che compie un lungo giro culminando ai quasi 3000 metri del Becs de Bosson. Non ho ancora deciso quale seguire: del resto la prima parte è in comune, subito salita tosta su una stradella asfaltata che passa accanto a deliziosi e curatissimi chalet, con l’immancabile vessillo svizzero sventolante. L’asfalto lascia poi il posto ad una bella strada forestale, in un freschissimo bosco: a quota 1484 mt il bivio famigerato dei due percorsi.

I primi colpi di pedale mi hanno dato buone sensazioni, anche se la schiena è un po’ dolorante: la giornata è bellissima, calda ma ventilata. Ed allora vada per la variante “strong”, che brutta cosa l’orgoglio! Mi impongo di salire a passo regolare, ma del resto la strada sale placidamente senza grossi scossoni, ed i metri di dislivello cominciano ad accumularsi lentamente: dopo aver attraversato magnifici boschi in fase di sfoltimento si sbuca su una stradella, asfaltata per un tratto, che risale verso il grande alpeggio di Tracui en Bas mt 1898.

Magnifico il colpo d’occhio verso i 4000 della Corona Imperiale, tra tutti spicca il Weisshorn, anche se non dal suo versante più scenografico: una breve e ripidissima rampa annuncia la fine della ricreazione, ora si pedala su una sterrata un poco più impegnativa che in direzione sud raggiunge la magnifica conca di Orzival mt 2098. 

Comincia poi la prima porzione di single trail in leggera salita e in buona parte pedalabile, sino a sbucare su una forestale che va percorsa nel senso della discesa e che ci fa perdere quasi 100 metri di dislivello, con sommo rammarico! A q 2007 bisogna prestare attenzione ad un bivio (paline segnaletiche), dove si abbandona la strada per iniziare un nuovo tratto di sentiero, questa volta decisamente meno pedalabile, che in salita decisa raggiunge la loc Chiesso Blanc mt 2048. Ritroviamo ora un’ampia carrareccia che sfocia sul ripido nastro d’asfalto della rotabile che porta a Bendolla mt 2112, punto di arroccamento degli impianti sciistici che risalgono da Grimentz, nel fondovalle della Val d’Annivier.

Senza scendere alla stazione della telecabina si rimane alti nel vallone, risalendo verso la conca di Marais lungo una bella strada sterrata.

Le fatiche cominciano a farsi sentire, e le pendenze sono sempre importanti: l’arrivo a Marais è scoraggiante, di fronte a noi si staglia la nostra meta e la terribile strada che occorre risalire, lungo il tracciato delle piste. Ben presto rinuncio a pedalare: le pendenze sono sempre oltre il 20%, inutile incarognirsi a proseguire in sella, al limite dell’equilibrio e con sforzo sovrumano.

Meglio proseguire con la bici al fianco, lo sforzo è minore ed in termine di produttività è decisamente maggiore, tanto che risalgo senza fatica superando numerosi escursionisti a piedi: questa parte di salita è decisamente poco attraente, le piste da sci in estate sono una cosa tristissima, ed ormai la quota ci fa progredire su sfasciumi e pietraie desolate tagliate impietosamente dalla strada di servizio degli impianti. Qualche breve sussulto di orgoglio mi fa risalire in sella per qualche tratto, ma alla resa dei conti vanno annoverati all’incirca 400 metri di “poussage”, per dirla alla francese…

Incontro due biker tedeschi, dopo un breve scambio di convenevoli ci salutiamo (loro sono diretti al Col de Louché, li ritroverò più tardi al lago) e proseguo per l’ultimo ripido tratto di sentiero, bici in spalla, che porta al Col de Becs de Bosson mt 2942. Panorama stupendo, purtroppo guastato dalla nuvolaglia che ormai ha avvolto buona parte delle cime: un occhio poco più in là ed ecco stagliarsi il profilo della Cabane, verso cui mi dirigo, su un sentierino stretto e persino pedalabile nella parte iniziale. Il pendio che porta al rifugio è ancora abbondantemente innevato, ed un delicato traverso su un nevaio mi mette in apprensione: difatti dopo pochi metri scivolo per qualche metro, facendomi rinunciare all’impresa aggirando il nevaio dal basso su un malagevole e tortuoso percorso su una instabile pietraia: con la bici in groppa divertimento assicurato.

La Cabane de Becs de Bossons segna la quota max della giornata: 2982 metri! E’ un grazioso e ben curato edificio, e sulla terrazza soleggiata è d’obbligo una sosta per recuperare un po’ di energie, anche se il tempo stringe…

Se il versante di salita è paesaggisticamente brutto, deturpato dagli impianti di risalita di Grimentz, sul versante opposto il panorama è magnifico, maestoso.

Pochi metri di risalita e ci si affaccia sul versante di discesa raggiungendo dopo poche centinaia di metri il Col de Tsavolire: è ora di indossare le protezioni, comincia una fantastica discesa in un vallone selvaggio, il sentiero disegnato inizialmente nella pietraia è comunque ben pulito e consente di pedalare abbastanza agevolmente.

Percorso il primo ripido pendio il trail diventa  ancora più pedalabile, una sottile traccia nella prateria d’alta quota, e dopo una lunga cavalcata ecco che compare dinanzi agli occhi il magnifico Lac Louché mt 2567: quasi in contemporanea ecco spuntare i due biker tedeschi incontrati durante la risalita, che hanno fatto la variante del col Louché, faremo quasi tutta la discesa insieme…

Ancora trail bello e scorrevole, ma purtroppo ben presto le cose si complicano: raggiunto il piccolo laghetto q. 2468 bisogna affrontare un lungo ed estenuante tratto a mezzacosta, piuttosto esposto e poco o nulla pedalabile, che risale verso il Col de Cou. Si sale per pochi metri, poi si scende, si risale….. I 50 metri di dislivello che separano dal colle in pratica diventano oltre il doppio, e nelle gambe ci sono già 1900 metri! Ma anche quest’ultima fatica è vinta… 

Ed ora…. si balla!! The Brazilian è lì di fronte, un trail mitico, conosciutissimo dai biker di mezza Europa: e difatti al colle ecco svariati gruppi di biker pronti per la discesa. Pronti, via! Il trail si dimostra subito divertente, per nulla difficile: ancora un po’ di fatica, nei pressi di La Combe tocca vincere un breve tratto in salita tra i rododendri, ma sono pochi minuti. E da questo punto in poi non si pedala più, sino a Pramagnon, 1800 metri più in basso!!

Si alternano tratti nel bosco con radici e spuntoni ad altri aperti in radure meravigliose: si lascia sempre guidare The Brazilian, decisamente lo immaginavo più complicato e difficile! Ed invece è solo divertimento puro. Si arriva a Nax, delizioso paesino affacciato sul fondovalle, giusto il tempo di riposare i freni fumanti prima di iniziare l’ultima parte della discesa: dopo aver attraversato prati rigogliosi su una velocissima sterrata ci si tuffa ancora nel bosco, con una sezione entusiasmante fatta di tornantini in appoggio, per sbucare infine tra le vigne di Pramagnon. Ci attendono ancora 5 km di trasferimento in falsopiano, favoriti dal vento che spira verso est, prima di raggiungere il parcheggio della telecabina di Chalais: 8 ore in sella, quasi 2000 metri di dislivello, una discesa indimenticabile!   
The Brazilian merita la fama che si è conquistata: fateci un salto, ne vale veramente la pena, magari facendo il percorso classico (che sono comunque 1200 metri D+)!

Testo e foto di Fabrizio Godio