Con la Slayer SXC presentata 10 anni fa Rocky Mountain introduceva il suo concetto personale di Super XC, con il quale però il produttore canadese non voleva contraddistinguere un mezzo da cross country bensì una piattaforma full abbastanza versatile da poter affrontare la stragrande maggioranza dei percorsi.

La Slayer SXC era sostanzialmente un mezzo da all mountain, con i suoi 152 mm di escursione alla ruota posteriore abbinati ad una forcella da 160 mm di corsa.

Il telaio era realizzato in alluminio 7005 con tecnologia FORM proprietaria del marchio, che consisteva nella presenza di specifiche profilature interne ed esterne, pensate per irrigidire il telaio nei suoi punti di torsione e al tempo stesso contenendo il peso finale. I soli foderi superiori erano invece in fibra di carbonio, per ridurre i pesi ma anche per garantire una maggiore dissipazione degli urti.

Lo schema di sospensione era di casa Rocky Mountain e si chiamava LC2R (Low Center Counter Rotating). Si trattava sostanzialmente di uno schema a fulcro singolo con un link supplementare adottato per l’attuazione dell’ammortizzatore. Con questo schema il produttore si prefiggeva come obiettivo il massimo rendimento in pedalata ma soprattutto un lavoro della sospensione svincolato dalle forze indotte dalla frenata.

Geometrie

Taglie disponibili: XS-S-M-L-XL
Orizzontale virtuale: 546-565-591-607-629 mm
Angolo sterzo: 68°
Angolo piantone: 73°-73°-73,5°-74°-74°
Altezza movimento centrale: 346 mm
Standover 788-790-810-815-831 mm
Tubo sterzo: 120-120-120-130-150 mm
Carro posteriore: 424 mm
Passo: 1082-1101-1126-1143-1156 mm

La Slayer SXC era declinata in quattro allestimenti: SXC 30, SXC 50, SXC 70 e SXC 90. Quest’ultimo rappresentava il top di gamma con forcella Fox 36 Talas II RC2, ammortizzatore Fox DHX 5.0 Air, ruote Mavic Crossmax ST, trasmissione mista SRAM/Shimano/Race Face, freni Avid Juicy 7 con dischi da 185 mm, coperture Hutchinson Piranha 26 x 2.3″ e posto guida Race Face con sella SDG Bel Air. Previsto anche il solo telaio.

Pro

Nonostante i pesi non particolarmente contenuti, la Slayer SXC si arrampicava abbastanza bene in salita grazie all’efficienza dello schema di sospensione. In discesa invece la sospensione riusciva a mantenere molto bene la ruota a contatto con il terreno, grazie ad una risposta morbida.

Contro

I foderi alti in carbonio non convincevano pienamente dal punto di vista della resistenza ai maltrattamenti.