Nella Valle Centrale di Aosta sono stato non molto tempo fa, per l’ottimo giro attorno alla Becca di France. Oggi si replica, per salire una vera cima però, molto rinomata anche scialpinisticamente. Parlo della Punta Chaligne: certo le difficoltà alpinistiche fanno sorridere (itinerario E), però vi assicuro che in sella ad una bici da all mountain è stata una bella faticata, condita nel finale da quasi 400 metri di sano “portage”: cosa non si fa per guadagnarsi una discesa coi baffi…

Si parte dalla piccola frazione di Arpuilles, sopra Aosta: arrivarci è facile se si entra in città e si imbocca la S.S. del Gran San Bernardo: alla prima rotonda si trovano le indicazioni. Non è facile anche parcheggiare, visti gli esigui spazi attorno alla piccola piazzetta: ci si arrangia, nel mio caso parcheggiando ad uno spiazzo nei pressi di un tornante prima della frazione.

Si prende la S.R. dei Salassi e la si segue fedelmente per circa 3,5 km: una grossolana scritta in vernice rossa dipinta su un masso decreta la netta svolta a destra per gli alpeggi di Metz. L’asfalto lascia il posto ad una placida carrareccia che sale pigramente e con pendenze dolci (attenzione ad un bivio successivo non segnalato, in cui bisogna voltare a sinistra).

Si sale dunque allegramente, anche se la lunghezza e il dislivello consigliano di impostare un rapporto non troppo duro: tratti esposti ad un sole finalmente estivo lasciano spazi ad altri – molto più frequenti – in cui il folto bosco offre ombra e riparo. Gli scorci sulla sottostante Aosta e sulla cerchia di montagne che la cingono è superbo: di fronte la conca di Pila, dominata dall’Emilius, più oltre l’inconfondibile sagoma della “Grivola bella”. Dopo 800 metri di salita si transita nei pressi dell’Alpe Metz de Bionaz mt 1738, in splendida posizione panoramica: ora è temporaneamente disabitata, poiché le mucche sono negli alpeggi più alti.

E che alpeggi, questa è zona ricca di acqua e i pascoli sono verdissimi! Si stringono i denti oltre i 2000 metri, la fatica comincia a farsi sentire, ma in breve si raggiunge il grosso alpeggio di Tza de Metz, 2287 mt.

La gita in bici finisce qui, ma la Punta Chaligne occhieggia lì sopra e così cedo alle sue lusinghe, proseguendo faticosamente con la MTB di fianco prima e in spalla poi lungo il bel sentiero che risale la dorsale erbosa dietro all’alpeggio per poi raggiungere la cresta che divide la Punta Chaligne dalla Punta di Metz.

Con un ultimo e faticoso tratto di cresta raggiungo infine la Punta Chaligne mt 2605 e parcheggio la bici proprio sulla croce di vetta. Panorami e colpi d’occhio si sprecano, la posizione centrale della vetta fa sì che si possano osservare praticamente tutte le montagne circostanti, a cominciare dal vicino ed invitante Fallère, che da tempo sto cercando di conquistare con gli sci.

Ma veniamo alla parte più succosa della gita, ovvero la discesa! Il tratto sino al rifugio è in parte ciclabile, ed i più virtuosi sicuramente lo faranno tutto in sella. Alcuni passaggi obbligati consigliano prudenza, ed io in questi casi non ci penso due volte e scendo dalla bici…

Ritornati a Tza de Metz tenete bene a memoria un numero: 1a. E’ il sentiero da seguire per Arpuilles: all’inizio non è facile individuarlo, bisogna scendere nei prati sotto all’alpeggio in direzione di un valloncello. Qualche raro segno giallo è generalmente fuorviante in questo tratto, molto segnato dalle tracce di passaggio dei bovini: si deve comunque stare molto a sinistra, e in fondo al valloncello il sentiero si fa via via più marcato.

Ci siamo, ora ci si può scatenare su un single trail semplicemente perfetto, mai difficile e superbamente “morbidoso”, anche se non mancano i tratti più ostici e pietrosi: un vero piacere pedalare in queste condizioni!

Si incrocia più volte il tracciato di qualche interpoderale, che naturalmente guarderete sdegnati con gli occhi ben attenti ai segni gialli: ad un certo punto vi ritroverete in una splendida radura con due piccoli specchi d’acqua. Il luogo invita alla sosta contemplativa, con la scusa di fare raffreddare i dischi dei freni, ma il dovere chiama, e c’è ancora parecchio da divertirsi, quindi giù a far lavorare ammortizzatore e forcella!

Solo gli ultimi metri di dislivello, segnati dalla presenza di una croce posata dagli alpini di Arpuilles, perdono un po’ di interesse: il sentiero infatti in questo tratto è piuttosto infrascato, ma comunque divertente e da “guidare”. Si atterra – è proprio il caso di dirlo – proprio sopra alle case di Arpuilles: ancora pochi colpi di pedale e si conclude un giro certamente molto divertente e faticoso!

Testo e foto di Fabrizio Godio