Andrea Tiberi racconta la sua gara di Coppa del Mondo XCO a Stellenbosch

Sulla sua pagina Facebook Andrea Tiberi racconta quella che è stata la sua gara di Coppa del Mondo XCO di sabato scorso a Stellenbosch. La parola a “Tibi”.

“Gamba mezza piena”

Due settimane dall’ultima volta che ci siamo sentiti… due settimane che sono state un rush continuo; il freddo e il maltempo che ci hanno “spinto” a scappare in Spagna.. una corsa durissima in Spagna, sotto l’acqua, al freddo in mezzo al fango; poi voli cancellati, rientri ritardati con ripartenze imminenti; il viaggio verso l’estremo sud, almeno quello, andato via liscio con due voli belli vuoti e le gambe che han viaggiato in alto. E poi 3 giorni, per ambientarsi e preparare la gara, la prima di coppa della stagione.

Beh diciamo che ambientarsi a Stellenbosch non è stato difficile… che posto! L’ho già scritto ma mi ripeto volentieri… “Paesaggi che a tratti sembrano dolomitici, sopra colline coltivate a vigna, magnifiche tenute e una cittadina dove trovi campi sportivi, vinerie modaiole e gente che corre e fa sport ovunque. Si ecco, se c’è una cosa che mi ha colpito è il fatto che le zone universitaria e scolastica sono una città nella città. Non che gli edifici adibiti alle lezioni siano particolarmente voluminosi.. più che altro il 90% di queste zone era occupato da campi e strutture sportive. Assolutamente frequentatissime. Così come erano frequentatissime da giovani runners le “piste” dentro e fuori città. Ok, non penso sia lo standard sudafricano, e Stellenbosch è senz’altro una città benestante… ma mai mi era capitato di trovare in giro per il mondo una tale concentrazione di cultura e attitudine per lo sport a 360 gradi. Mtb compresa.

Ma torniamo a noi.. l’ultima volta avevamo parlato molto di “incognita” legata alla prima gara di stagione, all’esordio. Beh una gara di coppa ai primi di marzo è altrettanto una “incognita” quanto la prima di stagione.
Perchè magari hai visto come stai a livello nazionale e ti sei confrontato con qualche rider straniero ma è in coppa e solo li, dove ci sono tutti, che capisci il livello vero. Su un percorso vero. Dove le variabili sono molte di più. Dove perdere 30″ significa perdere 10 posizioni, non puoi sgarrare; non puoi avere cedimenti; devi avere una gran condizione e non sbagliare nulla.

Vogliamo parlare del percorso? Anche qui, l’ho già detto e mi ripeto… innovativo.
Completo. Un percorso vero. Tecnicamente mai esagerato ma continuamente esigente, dove la posizione di partenza non condizionava troppo la gara e se ne avevi c’era un bel po’ di spazio per andare. Poche possibilità di foratura, bello da vedere, bello da girare. Duro. Insomma un tracciato che può essere preso ad esempio. Così come era stato un po’ di anni fa con Pietermaritzburg, un nuovo bell’input dal sud africa.
Alla fine abbiamo capito perchè tanti vengono qui, in inverno, a fare preparazione.

Incognita o no una cosa è fondamentale quando parti indietro. Concentrarti il più possibile sul fare una bella partenza, perchè a parità di condizione la gara potrebbe andare molto bene o molto male a seconda di dove riesci a piazzarti dopo la fase di partenza. Il culo ha una certa importanza in questo… ma sono anche alcune scelte, la grinta, la cattiveria, l’attivazione che fanno la differenza.

Il lancio era composto di 200m piani, 100m ripidissimi, breve discesa, breve piana e poi salita per 200/300 metri che reimmetteva sul percorso, dove si percorreva ancora tutto il lungo falsopiano che concludeva la prima salita del giro regolare.

Era prevedibile che ci fossero dei contatti e delle ammucchiate sul primo ripidone e sulla ripresa della salita e così è stato… a me personalmente è andata abbastanza bene e sono riuscito ad evitare entrambe se non subendo solo un po’ di rallentamento… da lì in avanti è stata una menata che sembrava non finire mai..il lungo falsopiano da percorrere con le gambe già stracariche di acido lattico è stato eterno. Poi il primo singletrack e le posizioni che si delineano. Tempo per fare un respiro profondo dopo qualche minuto in apnea…

Da qui inizia la seconda fase di gara.
Hai raggiunto una certa posizione, fai le tue valutazioni, su dove sei e come stai e imposti la fase centrale.

Ero 30, 30 e qualche come posizione… non male, ho pensato, il resto del primo giro di solito si cerca ancora di guadagnare il più posizioni possibile, per poi stabilizzare l’andatura e iniziare a fare il proprio ritmo. La gara era ancora abbastanza chiusa e c’erano un paio di gruppi abbastanza numerosi davanti a me.. ero venuto qui con l’obbiettivo di centrare la top16, che partendo 48 non sarebbe stato male perchè avrebbe significato partire poi con la stessa posizione alla prossima tappa e puntare a un’altro tipo di gara. La 16esima posizione la vedevo, era una trentina di secondi davanti a me e quindi ho impostato il ritmo puntando a chiudere il gap nel giro di 3-4 giri e poi difendere la posizione fino alla fine giocando quello che rimaneva. Le “menate” si accusavano su questo giro senza respiro, quindi meglio puntare sulla regolarità.

Poco dopo metà gara, c’ero. Ero arrivato fino alla 15esima posizione, dove volevo essere. Iniziava la terza fase, quella finale. Quella in cui valuti quanta benzina ti è rimasta e cosa potrai fare negli ultimi giri. Non è stata una buona valutazione.. alla fine del quinto giro le gambe cominciavano a crampeggiare. Difficile continuare sullo stesso ritmo per altri due giri.. provo a recuperare un pochino facendomi riprendere dal gruppetto dietro di me, con il 16esimo posto sempre a tiro di pochi secondi. Quando inizia l’ultimo giro la situazione è sempre la stessa ma la benzina è davvero finita; mi consola il fatto che sembra dura un po’ per tutti.. tengo ancora la posizione sulla prima salita e so che l’ultimo mezzo giro sarà quello decisivo, con la salita più dura di tutte, un drittone largo, controvento, non troppo ripido ma che veniva dopo una serie di strappi in sequenza. Alzo lo sguardo e a 20 secondi davanti a me ci sarebbe il mio obbiettivo. Siamo tutti piantati. Chiedo alle gambe di spingere ma non mi ascoltano, non ne hanno più. Vorrei scattare e recuperare quelle 4 posizioni e invece rimbalzo ancora e ne perdo altre 3.

Ultima discesa. La gara è finita. Linea veloce di sponde e salti, i tronchi, discesa sul prato finale. Traguardo. Siamo tutti veramente finiti.
Una gara che ha chiesto veramente tutto. E le nostre facce nelle foto dopo il traguardo sono eloquenti.

Da quella che era un’incognita abbiamo capito che c’è una buona velocità di base, una punta di intensità massima da spingere ancora un po’ più in là e una resistenza muscolare da migliorare per competere negli ultimi giri.

Le ultime settimane sono state un pochino penalizzanti su quest’ultimo aspetto soprattutto a causa sel maltempo che non ci ha permesso di lavorare in modo adeguato sul fondo, sul “riempire la gamba”.
In ogni caso la sensazione è del bicchiere mezzo pieno.. anzi della “gamba mezza piena”. È solo marzo, abbiamo tempo ed energie per lavorare e fare il prossimo step.
Comunque è un piacere constatare alla prima di coppa di essere ancora e sempre in pista.. che con gli anni che passano è una bella conferma.
Speriamo solo in un po’ di “sole”, da adesso in avanti. In generale. Che ce n’è bisogno.

Bye guys. Tempo di rimettersi al lavoro. Studiando qualche nuovo lavoretto per sopperire alle carenze.
Prossime in programma: Laigueglia e Marsiglia.
#Tibi

Ps. buoni i vini sudafricani, non male devo dire… ma in questo siamo sicuramente di gran lunga più avanti.

(Photo credits: Michele Mondini)